CLASSICA

Vienna è negli anni intorno al 1750 una città italianissima, giovane, vivace ma anche composta. La dinastia degli Asburgo-Lorena ha instaurato un governo moderno ma antico, facendo convivere la diversità in un unico regno. Amano l’Italia, e la imitano. La finanziano, invitando artisti e musicisti nella loro Schönbrunn. I grandi della classica come Haydn e Mozart hanno sempre lottato per vedere riconosciuto dagli stessi austriaci il loro lavoro, ma hanno anche compreso quanto gli italiani a corte non fossero solo una moda, ma maestri di un’arte raffinata.

Christoph Willibald Gluck lavorò con Ranieri de’ Calzabigi, un poeta livornese, chiedendo a lui di mettere la sua poesia a disposizione dei suoi libretti d’opera (i testi di una produzione da far cantare in scena). Calzabigi fu a Vienna amico e collaboratore non solo di Gluck, ma anche di Pietro Metastasio, uno degli autori più importanti della letteratura europea di primo Settecento.  Wolfgang Amadeus Mozart chiese la collaborazione di Lorenzo Da Ponte, librettista veneto, per tre rappresentazioni (“Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni”, “Così fan tutte”).  Antonio Salieri, che secondo una bislacca tradizione avrebbe voluto uccidere Mozart perché invidioso del giovane prodigio, è stato in realtà un musicista importante, tanto che ha insegnato a personaggi come Beethoven, Schubert e Liszt.

La musica classica - come noi siamo abituati a sentirla da Haydn, Mozart e Gluck - è un modo di fare musica come tanti altri prima, e tanti altri dopo, ma ha il pregio di formare un’idea che continua per molto tempo. Perché la musica di questi autori è per noi ancora un riferimento? Non solo perché è “bella” da sentire, ma perché ha creato uno stile e una struttura che per noi significano ancora qualcosa. Semplificando, è come la base di una buona pizza: puoi cambiare il condimento, il colore, crearla secondo i tuoi gusti o sapori, ma non puoi prescindere da quella base. Più o meno spessa, la base è quella.

Il fatto di intendere la musica non più come un passatempo ma come qualcosa di profondo, che deve essere analizzabile in sé, ha reso la musica classica un oggetto d’arte. E quindi, se è arte, è anche cultura. Franz Joseph Haydn ha preso tutto quello che c’era da prendere dalla musica popolare, dai balli paesani e dagli strumenti antichi, fino a trasformarli in musica colta. Mozart pure ha scritto molta musica da ballo, per amici e parenti, ma si capisce presto che sopra quei ritmi non si può ballare, ma solo ascoltare.

 

I COMPOSITORI