BAROCCO

Il barocco è un’epoca che nella musica occupa uno spazio di tempo molto grande, quasi centocinquanta anni (1600-1750), dentro i quali coesistono modi di fare musica molto diversi fra loro: teatro musicale, la danza, la musica per strumenti, le canzoni, musica vocale e strumentale insieme (Opere e Oratori).

Quando pensiamo al barocco, pensiamo a Vivaldi, J.S. Bach, Händel. La loro produzione si concentra sia sulla musica religiosa che su quella profana. Sono anche per questo “moderni”, scrivono musica senza fissarsi su un unico ambito. Händel ad esempio è conosciuto soprattutto per il teatro, ma scrisse anche concerti e inni liturgici. La sua formazione deve molto all’Italia, dove ebbe modo di esibirsi e imparare uno stile che gli fu poi fondamentale nell’esperienza a Londra. Bach, invece, fu attivo quasi sempre nell’ambito della musica da chiesa, eppure amava profondamente scrivere per gli strumenti, come all’epoca si faceva in Italia. Vivaldi stesso seppe muoversi con facilità in tutti i campi e, dopo una magnifica attività musicale e sociale a Venezia, cercò di entrare in contatto con la società viennese.

L’Europa del tempo attraversa un cambio di paradigma: la cultura di corte, dove il principe ha un potere pressoché assoluto, diventa un modello per la creazione di Monarchie assolute (Francia, Spagna, Portogallo), nascenti imperi (Austria, Russia), Monarchie parlamentari (Inghilterra, Olanda). Sono un’eccezione Italia e Germania, alle prese con un lungo processo di unificazione e dal persistere di un modello federale ricco e antico. È infatti nel Cinque-Seicento che i teorici della politica parlano di “Stato moderno”, una struttura nuova da organizzare e legittimare.

In musica non esiste un vero e proprio “passaggio al barocco”. Esiste semmai una lenta evoluzione di stili. Dalla fine del Cinquecento i teorici scrivono che la musica sta cambiando. Hanno ragione, visto che prima la musica era composta da melodie che si intrecciavano, come frasi di un discorso che si mischiano fra loro. Queste melodie avevano regole fisse, che si tramandavano dal Medioevo. Dopo il Cinquecento, invece, la musica è formata da accordi, come quelli che ancora oggi si segnano sugli spartiti di chitarra o di pianoforte. Leggere gli accordi significa guardare la musica da una prospettiva “verticale”, con un modo nuovo di formare le frasi.


I COMPOSITORI